Al Louvre (parte II)- anime in pietra

“Non ha l’ottimo artista alcun concetto

che un marmo tutto in sé non circoscriva

col suo superchio; e solo a quello arriva

la mano che obbedisce all’intelletto.”

Michelangelo Buonarroti

Il mio giradischi mentale snocciolava questa quartina a rima incrociata imparata a memoria al liceo per il puro gusto di poterla recitare a me stessa in occasioni cosi’, come salire questa rampa del museo del Louvre, abbandonati gli altri, in direzione “sculture italiane”.

Ho bisogno di solitudine per la scultura. Ho bisogno di solitudine per Michelangelo. Attraverso la galleria di antichità greche e romane e svolto a sinistra. Una rampa di scale, in fondo, mi invita a salire e a scoprire cosa ci sia sotto la volta, allo svincolo di altre due grosse rampe che si dipanano dalla prima. Passo dopo passo, scorgo più chiaramente i particolari di un enorme complesso statuario che troneggia lassù, sui gradini…

mi fermo, un groppo in gola…la Nike di Samotracia!  La bellezza, la grazia, la libertà, il mistero…l’ignoto artista ha saputo rovesciare in questa scultura tutta l’ambiguità, tutto il numinoso che é nella femminilità. 

Dopo una lunga esitazione, procedo. La scultura ha in sé il pregio meraviglioso di mostrare figure, pensieri, concetti e sentimenti inseriti nello spazio a tre dimensioni e in grado di istaurare con lo spazio, la luce, l’aria, un rapporto. Il panneggio delle vesti della Nike fa della luce una componente essenziale della scultura.

Allo stesso modo, é emozionante vedersi davanti Amore e Psiche del Canova. Una statua perfettamente compiuta, liscia, smaltata, che non accoglie la luce ma la fa rimbalzare sulla sua superficie.

La dolcezza di questo gruppo mi emoziona. Lo ammetto, sono in piena sindrome di Stendhal. Mi sembra di stare parlando come il mio libro d’arte del liceo , il Giulio Carlo Argan, solo con un millesimo delle sue competenze…la verità é che ho imparato a cercare cos’é, in un’opera d’arte, che mi provoca questa espressione di meraviglia e di estasi temporanea.

Quando vedo lo Schiavo Ribelle di Michelangelo, lo so: é il vedere nel marmo, pietrificata, immobilizzata in un gesto ultimo, definitiva, l’anima dell’uomo e la sua storia, tutti isuoi conati di libertà e di grazia, le sue volontà, i suoi disperati tentativi di amore e di tenerezza. Tutto questo é amplificato nella scultura di Michelangelo, dove i personaggi paiono volersi liberare dal peso del marmo e venir fuori, rientrare nella calda vita, loro, drammaticamente esclusi, imprigionati in freddi blocchi di marmo.

Resto a guardarlo, in silenzio, seduta a terra, attenta a non disturbare un ragazzo a pochi passi da me che sta tentando un disegno. Quando distolgo lo sguardo il ragazzo non c’é più, il pavimento inizia ad essere troppo freddo anche per me e fuori…fuori é già buio!

1 commento »

  1. Arianna Said:

    ….chissà quando potrò emozionarmi davanti alla perfetta armonia dei corpi intrecciati di Amore e Psiche…chissà quando potrò condividere la disperazione dello Schiavo Ribelle o restare ipnotizzata di fronte all’enigmatico sorriso della Monna Lisa…chissà quando potrò perdermi nei maestosi corridoi del museo più magico e affascinante della Terra!! Sono contenta che tu stia facendo questa esperienza Marci, credo proprio che sia una di quelle che si ricordano per tutta una vita!! A presto!!! Tantissimi baci da Ari


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